di Sara d’Angelo

Emergenza COVID-19: #InsiemePerResistere

Avremmo dovuto scrivere di tutt’altro, ma qualunque discorso intraprendiamo, i pensieri poi, inutile dirlo, deviano lì.
Come ignorare la situazione in cui ci troviamo?
Impossibile.
Per cui, con queste righe, aggiungiamo un frammento alla grande emergenza, al bisogno corale, all’elenco, infinito, delle necessità.
Già, perché se tutto intorno è desolazione, anche qui, passando i giorni, si inizia a fare fatica.
E non basta più dire che andrà tutto bene.
E ci troviamo costretti, con umiltà, a chiedere aiuto come poche volte abbiamo fatto.

Nell’emergenza che stiamo vivendo, la parte di apertura al territorio, le adozioni dei cani, le raccolte di cibo, la vendita di gadget, le donazioni in contanti che i visitatori, generosamente, lasciavano dopo essere stati da noi, i progetti con le scuole, con i centri diurni per disabili, le collaborazioni con i UEPE per il coinvolgimento di persone affidate ai Tribunali, sono necessariamente state interrotte.
Così come tutta la didattica, gli stage e le visite guidate ai nostri centri.
Tutti gli eventi di raccolta fondi annullati e le entrate decimate.

Ma noi, contrariamente ad altre realtà, non possiamo fermarci, né chiudere, con i nostri oltre 500 animali.
Che mangiano e si ammalano, come sempre.
Questo non può cambiarlo neppure il coronavirus.
E, date le circostanze, ci troviamo a doverli accudire con risorse (umane ed economiche) ridotte, limitate e, a breve, non più sufficienti.

L’aspetto tragico è che ciò accade in un momento drammatico in cui tutti gli aiuti sono, necessariamente, indirizzati ai comparti sanitari, dove si vive e gestisce l’emergenza in prima linea.
Anche i fondi attivati per il non profit coinvolgono enti con finalità assistenziali e sanitarie, rivolte verso gli umani.

Non c’è nulla per gli animali.
Tranne noi e voi.

E che dire, oltre a chiedervi aiuto?

Che vorremmo condividere con voi dei pensieri futili, pensati, in questi giorni incerti, in un canile e in un santuario deserti.

Con la certezza di non essere fraintesi. Perché la vita umana e degli altri animali per noi è una cosa seria.

Noi qui resistiamo.
Oltre il cancello.
Nella desolazione più totale.

E mentre l’uomo si ammala e muore, la natura trionfa. La vita esplode ed abbaglia, sfacciata, superba.
Nella magnificenza dei fiori, nell’aria pura, nella luminosità dei cieli.

E’ un mistero quanto sta accadendo. Ormai siamo increduli.
Ma se cessiamo di pensare per un istante alla sofferenza e alla morte attorno, impresa quasi impossibile, non possiamo non cogliere la luminosità di ciò che ci circonda.

Abbiamo ritrovato o scoperto, magicamente, ritmi più umani. Stiamo insieme anche a distanza.
Riusciamo perfino a pensare, a leggere, ad approfondire qualcosa.
Dedichiamo più tempo, di qualità, ai nostri ospiti.
Attorno è pace e silenzio. Come da tanto non si sentivano.

Questo è bene.
E’ un miracolo di resistenza, da custodire e coltivare.
Come la piantina che, secondo Kundera, il giardiniere celeste pianta in ognuno di noi.
Bisogna ricordarsi di annaffiarla, ogni giorno, prendersi cura di lei.
Proteggerla dal vento forte, dal gelo e dall’assenza di delicatezza.

Avevamo dimenticato di annaffiarla, non la trovavamo nemmeno più.
Al punto da ignorarne l’esistenza.

Il letargo forzato cui siamo sottoposti, non fosse per le conseguenze e gli esiti, intimamente, per certi versi, non ci dispiace.
E’ come ci sentiamo.
Frastornati.
Inerti.
Sospesi.
E’ una condizione che in un certo qual modo risuona con noi.
Ci è affine.
Quasi familiare.
Una dimensione sospesa, nel tempo e nel vuoto, da cui però, se presti attenzione, riesci a osservare, sentire, comprendere meglio.

Abbiamo, nostro malgrado, l’opportunità di cambiare strada, strategia.
Il modo di rapportarci col resto dei viventi, col pianeta intero.
Smettere di perpetrare lo schema sbagliato che ha prodotto tutto questo.
Che ci ha portati lontano dalla terra.
Dalle cose semplici e vere.
Trasformandoci in creature nocive.
Avidi virus.
Al pari di quello che oggi ci mette in ginocchio.

La terra vive attimi luminosi, la vita è rigogliosa.
Come se il pianeta affranto stesse guarendo poco alla volta.
Da noi.
Lasciando l’uomo nella disperazione.
Nella desolazione di Smaug.
Fragile, dissonante rispetto alla bellezza di tutto il resto.
Che pare rivendicare di poter esistere senza di noi.
Anzi, di poterlo fare meglio.
Senza.
Il delirio di onnipotenza umana sembra infrangersi nel letti di ospedale.
Nei cimiteri.
Nella malattia.
Nel momento più buio.

Non sappiamo che senso abbia tutto questo.
Ma dovremmo soffermarci a riflettere.

Chissà se l’umanità riuscirà a cogliere, in questa tragica ma illuminante sospensione del giudizio, qualcosa di cui fare tesoro.
Una cura
Che ci salverà.

Sara Vitadacani Onlus
Sara d’Angelo
Fondatrice e Presidente di Vitadacani