di Emmanuela Diana

La Paura

La paura è una risposta emotiva molto utile e rappresenta un meccanismo di difesa naturale nei confronti dei pericoli, permettendo così la sopravvivenza dell’individuo. Va considerata come una reazione al pericolo e pertanto positiva. Le sue funzioni possono essere individuali e sociali, a seconda che interessino la difesa del singolo o quella del branco.

La paura fa parte del gruppo delle emozioni primarie, cioè quelle emozioni che sono presenti sin dalla nascita, come anche gioia, sorpresa, tristezza e rabbia. Dal punto di vista etologico infatti essa corrisponde ad un sistema adattivo che modula il rapporto tra gli animali e l’ambiente, favorendo in questo modo la loro sopravvivenza. L’evoluzione ha predisposto il sistema nervoso in modo tale che una forte paura abbia la precedenza su qualsiasi altra cosa nella mente e nel corpo.

Emmanuela Diana - la paura

Di fronte ad un evento minacciante, l’organismo reagisce con diversi comportamenti: fiutare il pericolo, allertare l’attenzione, esaminare la situazione, bloccare ogni altra attività. La paura non costituisce semplicemente una meccanica ed istintiva risposta ad un pericolo, ma piuttosto una modalità complessa messa in atto dagli animali per relazionarsi all’ambiente ed esplorarlo contenendo i rischi.

È una risposta normale, ed in etologia costituisce una reazione funzionale dell’individuo in alcune situazioni.

Le emozioni sono la risposta dell’individuo alla percezione di uno stimolo esterno, e la paura in particolare si manifesta quando il cane percepisce uno stimolo pericoloso o potenzialmente dannoso, una minaccia. Alla paura fa seguito poi uno stato di attivazione di tipo neurofisiologico che permette al cane di rispondere allo stimolo iniziale attraverso reazioni diverse:

  • Immobilità – A volte il cane si blocca come per essere meno visibile al suo aggressore. La paralisi può generare una “impotenza appresa” attraverso la quale il cane, sentendo di non avere alcun controllo su ciò che gli accade, tende a rinunciare e a rassegnarsi al suo destino.

  • Evitamento – il cane cerca di sottrarsi in tutti i modi allo stimolo che gli provoca paura. Questo modo di reagire è efficace solo se temporaneo perché può essere utilizzato dall’individuo per prendersi il tempo necessario per organizzare le proprie forze.

  • Reazione di attacco – Il segnale di pericolo può indurre il cane a mettersi sulla difensiva e
    così divenire minacciosi serve per intimidire l’avversario.

  • Sottomissione/pacificazione – Si tratta del tentativo di scampare al pericolo accettando per se stesso il ruolo di colui che ha perso e che si arrende, concedendo al vincitore tutte le facoltà di gestire ciò che avverrà successivamente. È una modalità di reazione che mira a stabilire una relazione asimmetrica vincitore/vinto.
Emmanuela Diana - la paura

Nel cane la paura ha un’espressione abbastanza tipica. Il cane si abbassa e sposta il peso all’indietro. Le orecchie vengono portate all’indietro e attaccate alla testa, gli occhi si socchiudono e la coda viene portata in mezzo alle zampe posteriori. Le reazioni compatibili con uno stato di paura possono includere: aumento di vigilanza, reattività, attività motoria (pacing) ed esplorazione ambientale con eccessiva richiesta di attenzioni.

Ma quando la paura diventa un problema del comportamento?

Ciò accade quando la paura diventa disfunzionale trasformandosi in fobia. La fobia è una paura improvvisa, eccessiva, profonda. L’intensità di una reazione fobica è maggiore rispetto a quella di paura. Il confine tra paura e fobia risiede nella funzione adattiva della risposta, quando l’istinto emotivo di un individuo si manifesta in modo inappropriato, senza che ci sia una reale minaccia oppure si presenta con un’intensità eccessiva. In questo caso allora la paura, nella forma di fobia, si trasforma in un meccanismo patologico. La fobia può essere quindi scatenata da un qualunque stimolo, e ciò significa anche che potenzialmente ogni elemento della realtà, un oggetto o un altro individuo può diventare una possibile causa di paura per il cane.

Le paure innate e apprese

In etologia le paure possono essere innate, ovvero quelle che permettono la sopravvivenza del singolo e della specie; oppure possono essere apprese, se invece vengono acquisite dall’individuo attraverso l’esperienza. Le paure innate possono essere scatenate da fenomeni, eventi o persone sconosciute, da stimoli dolorosi che il cane impara ad evitare nel suo futuro. Le paure apprese sono invece quelle che non sono collegate con la sopravvivenza dell’individuo o della specie, e la cui natura è varia e indefinibile proprio perché relazionata alle esperienze vissute dal cane. Qualunque oggetto che abbia recato un danno reale o supposto, fisico o psicologico e che sia anche solo legato (magari inconsciamente attraverso un’associazione) ad uno stimolo nocivo, diventa fonte di paura. In questo caso non si è ancora di fronte ad una fobia perché l’entità della reazione potrebbe essere proporzionata allo stimolo che l’ha scatenata

La paura

Nel caso di una fobia invece il cane prova stati di ansia e terrore spropositati nei confronti dello stimolo (il particolare elemento che causa la paura), tanto da fargli mettere in atto comportamenti di evitamento di tutte quelle situazioni nelle quali potrebbe trovarsi ad affrontare quello stimolo. Lo stimolo scatenante varia molto da cane a cane e dipende dalle esperienze pregresse del soggetto, potendo anche essere collegato ad eventi riferibili alla sua infanzia nel periodo sensibile del suo sviluppo.

Le fobie specifiche sono dunque paure sproporzionate rispetto a qualcosa che non rappresenta un reale pericolo ma che il cane percepisce attraverso uno stato di ansia non controllabile, mettendo in atto strategie comportamentali alterate che possano permettergli di fronteggiare la situazione. I sintomi fisiologici più comuni che possono essere osservati nei cani che hanno fobie specifiche sono: tachicardia, tremori, respiro affannoso, sudorazione eccessiva. Ovviamente, queste manifestazioni patologiche si attuano solo alla vista della cosa temuta. A livello comportamentale i cani che soffrono di una determinata fobia specifica tendono come accennato ad evitare tutte le situazioni associate alla paura. In questo modo però questo meccanismo diviene una vera e propria trappola, come accade per i disturbi d’ansia in generale. Infatti, l’evitamento non fa altro che confermare al cane la presunta pericolosità della situazione evitata e lo prepara all’evitamento successivo. Si crea un circolo vizioso, che porta il cane a rinunciare a qualsiasi contatto e più in generale compromette le relazioni sociali.

La fobia specifica può originarsi in vari modi, ma generalmente avviene per un’associazione, attraverso l’effetto di un evento negativo che collega lo stimolo con la sensazione di malessere che si è sperimentata, trasformandolo in uno stimolo fobico. L’associazione è ancora più forte se durante un’esperienza il cane ha un attacco di panico. In questo caso il cane collega quello che stava facendo o osservando alla sensazione di malessere e forte ansia.

Emmanuela Diana - segnali calmanti

Questa associazione avviene per condizionamento classico, il condizionamento pavloviano. L’associazione tra pensiero e oggetto si crea grazie alla prima esposizione spaventante, e viene mantenuta nel tempo a causa dell’evitamento messo in atto dal cane per non provare quella terribile emozione di forte ansia che ne consegue. In generale i cani ansiosi hanno una maggiore tendenza a sviluppare fobie, ma anche quelli che hanno subito traumi durante l’infanzia, specialmente se l’oggetto della fobia è stato associato al contesto del trauma.

emmanuela diana
Dott.ssa Emmanuela Diana
Dottore Magistrale in Scienze Biologiche Spec. Biologia Animale
Consulente Etologa Zooantropologa di Etologia Consapevole®
Fondatrice del metodo Etologia Consapevole®
www.etologiaconsapevole.it
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