Sara d’Angelo
Per non dimenticare
Difficilmente verrà qualcuno a salvarti.
Nessun amico, nessun eroe buono dei fumetti.
Sarai nudo e solo.
Con la tua vita in mezzo alle dita.
Calpestata, sul fondo del pavimento.
Fatta a pezzi.
Senza pelle, senza ciglia, senza più voce.
Sarai perduto,
senza aiuto o speranza.
Anche se riuscirai, incredibilmente, a raggiungere l’altra parte dell’arcobaleno,
o scoprirai dove diamine finiscono i sogni,
o cosa inghiotte i giorni,
le ore,
gli anni perduti,
o dove il sole va a dormire.
Anche se indovinerai il bene dal male,
conterai le lucciole e
salirai sulla cima del monte più alto per toccare il cielo.
A nulla servirà.
Qui dentro.
Non avrai scampo.
E dovrai contare solo su di te.
Per riuscire a passare i giorni.
Portare a casa qualcosa.
La vita, o quel che ne rimane.
Rimasta sotto le unghie,
nascosta,
aggrappata,
come un filo in mezzo ai denti,
così che sia al sicuro e non te la possano portare via.
Un pezzo alla volta.
Eppure,
rarissime, preziose volte,
accade un miracolo.
Qualcuno riesce a trovarti,
imprevedibilmente.
Qualcuno, che sa di te,
viene a cercarti quaggiù,
sperduto e sepolto vivo.
Ancora sospeso,
tra la vita e la morte,
un attimo prima della fine.
Appena in tempo.
Allora,
tutto cambia.
Sei salvo.
Uno su milioni di milioni.
E allora, se questo ti è accaduto,
devi raccontare la tua storia
e quella di tutti gli altri che non si sono salvati
e che si sono perduti, là dentro.
(dal libro Fermare Greenhill)

Il 24 aprile è la giornata mondiale degli animali da laboratorio.
Noi, in ricordo dell’occupazione dello stabulario di Farmacologia dell’Università Statale di Milano, la celebriamo invece il 20 aprile.
Di ogni anno.
Per non dimenticare.
Per ricordare chi siamo.
Per raccontare, ogni volta, quella storia straordinaria.
Così lontana.
E per molti, oggi, sconosciuta.
Che ha cambiato, per sempre, noi stessi.
E la storia della lotta alla vivisezione nel nostro paese.
Il 20 aprile 2013, attiviste e attivisti del Coordinamento Fermare Greenhill occuparono gli stabulari del dipartimento di Farmacologia dell’Università Statale di Milano e liberarono 400 topi e un coniglio.
La clamorosa e indimenticabile azione dimostrativa di disobbedienza civile, denunciò le atroci condizioni di vita degli animali utilizzati nella vivisezione e, insieme, proiettò la lotta alla vivisezione in una dimensione diversa.
Da quel momento, il mondo della ricerca, attaccato nel suo cuore pulsante, si trovò costretto a giustificare in confronti e dibattiti pubblici, le proprie scelte e metodi.
Gli attivisti e le attiviste, dopo la condanna in sede penale per l’azione, stanno oggi, ancora, affrontando il processo civile.
Vengono loro richieste dall’Università Statale di Milano e dal Cnr, centinaia di migliaia di euro di danni, per aver detto e mostrato la verità, protestando pacificamente, per la vita e la libertà.