Lo avevamo saputo lo scorso agosto
Ma speravamo non sarebbe mai accaduto.
Informando i responsabili, la faccenda si sarebbe chiusa.
L’equivoco chiarito.
Ma a dicembre è arrivato nero su bianco.
Il Ministero ordinava il trasferimento delle Bambine, quelle piccole femmine di macaco fasciculares che si sono parate un giorno sulla nostra strada.
Dalla loro casa ad un altro centro.
Per ragioni burocratiche.
Tra l’altro, irragionevoli e opinabili.
Di fatto, senza alcun motivo.
La richiesta rientra in un più ampio atteggiamento ostile maturato dal Ministero nei confronti di quello che resta probabilmente il più bel centro di recupero mai visto in Italia.
Bello non solo per noi.
Anche se incantevole sotto ogni punto di vista.
Ma (ciò che più importa), bello, soprattutto, per gli ospiti.
La fauna selvatica, ferita, umiliata dal mondo degli uomini.
La fauna esotica, vilipesa, rapita e tratta in catene e schiavitù.
Al Parco Faunistico dell’Abatino, ciascun individuo rifiorisce.
Rinasce.
E resiste, se non può essere liberato.
Vive al riparo da brutture e meschinità in una fragile, ma perfetta arca. Un microcosmo incantato.
Rigoglioso.
Verde.
Selvaggio.
Non addomesticato.
Dove sembra che la natura abbia ripreso il sopravvento e invada, trionfante, ogni millimetro di spazio.
Nasconda le gabbie.
Seppellisca reti e recinzioni.
E, quando meno te lo aspetti, fiorisca sfacciata.
La prima volta che sono entrata in quello che per me rimane uno dei luoghi più magici in terra, una scimmia mi camminava alta sopra la testa lungo un camminamento sospeso tra le cime dorate degli alberi.
Un’altra mi prese la mano e accarezzò i capelli.
Ma fu quando sentii il canto sublime di sirti, il gibbone, che decisi che le bambine non avrebbero dovuto andare in nessun altro posto se non lì.
Da allora le manteniamo, le accudiamo, insieme all’Abatino.
Ci prendiamo cura di ognuna di loro.
Abbiamo vissuto anni insieme.
Le conosciamo profondamente.
E loro conoscono e riconoscono noi.
Le vediamo serene e tranquille.
A casa.
Ovvero nella migliore casa possibile, date le circostanze.
Da che furono rapite e strappate alla vita libera, per finire forse in un laboratorio.
E, se tornare indietro non si può, alla vita libera, al paese di origine, perché non sopravviverebbero, toglierle da ciò che conoscono e hanno costruito, è brutale, ingiusto e resta un mistero.
Fitto e controverso.
Come le ragioni addotte.
Insondabili e oscure, come il nero ristagno in fondo a un pozzo.
Il destino delle Bambine, oltre che nelle nostre mani, è ora regalato al Tar.
Cui, per far valere le ragioni e i diritti delle piccole, si è dovuto ricorrere.
L’udienza del 20 marzo, è stata aggiornata al prossimo 15 aprile.
Il Tribunale dovrà allora pronunciarsi circa l’illegittimità dell’affidamento e trasferimento altrove.
Se andasse male, le Bambine avranno bisogno del tuo aiuto.
Per comunicare insieme a noi il disappunto.
E l’insensatezza di spostarle da un luogo in cui vivono da 9 anni in assenza di gravi ragioni.
Perché quali sono queste ragioni?
Parlano di difetti autorizzativi.
Quando da anni lo stesso Ministero manda animali al centro.
I motivi sfuggono.
Sono poco limpidi e irrilevanti.
Perché le bambine all’Abatino stanno bene.
Lì è la loro casa.
Il Ministero non si è preoccupato di mantenerle per 9 anni e ora pur di trasferirle inizierà a mantenerle altrove.
Spendendo, senza ragione, soldi pubblici quando esiste una alternativa.
Ovvero lasciare tutto come è sempre stato.
Senza intervenire se l’intervento implica un peggioramento delle condizioni delle Bambine.
Ma, forse, il punto è un altro.
Non il benessere delle Bambine.
Non appena ci saranno novità vi aggiorneremo.
Grazie per il sostegno e per quanto ognuno di voi potrà fare.
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Il progetto Le Bambine
Attraverso di esso, raccogliamo i fondi per mantenere Le Bambine, un gruppo di ormai nove macachi fasciculares, custodite all’interno del Parco Faunistico di Piano dell’Abatino, vicino Rieti.
Vitadacani ha accolto e portato Le Bambine là nell’aprile 2010.Erano 13.
Furono poste sotto sequestro.Da allora l’associazione si occupa di seguirle e sostenere le loro spese di mantenimento.
Nessuno sa cosa sarebbe loro accaduto, non fossero capitate sulla nostra strada. Da dove venissero e dove avrebbero dovuto terminare i loro giorni. L’ipotesi più probabile è che venissero dal mondo della ricerca e fossero destinate ai laboratori.
Le piccole furono recapitate a Vitadacani, facendole trovare fuori dal cancello del rifugio.
Erano chiuse in piccole gabbiette da cui uscivano solo le mani.Si abbracciavano e in qualche modo chiedevano aiuto. Chi le portò lì, le aveva salvate, liberate da un destino orribile.
Le aveva tenute nascoste, in clandestinità, e aveva deciso di affidarle a Vitadacani, che da sempre si occupa di campagne di attivismo e animali da laboratorio.
Da allora le Bambine hanno un nome, sono considerate individui, ognuna con carattere e personalità peculiari che le contraddistinguono una dall’altra e le rendono uniche. Sono Andy, Aktarus, Capitanarlock, Mia, Monique, Giada, Lara, Shiva e Viola. Tutte femmine, nonostante i nomi.