Su santuari e visite.

stage 2016

Stage porcikomodi 2016

L’accesso ai nostri santuari è gratuito.
Se uno vuole può lasciare un’offerta, donare del fieno, o adottare a distanza uno dei nostri ospiti, magari conosciuto durante la visita.
Nulla è obbligatorio.
Durante la visita si va incontro agli animali, si prova a creare un’occasione di scambio tra animali umani e non umani.
Sono gli animali rifugiati a condurre la visita, gestire i tempi, permettere amicizie e contatti.
Noi facciamo davvero poco.
Gli animali raccontano la loro storia a chi la sa ascoltare.
Ogni semplice aspetto o gesto della vita quotidiana di ognuno di loro, apre un mondo di pensieri, riflessioni, ci fa ricordare il nostro cane di casa, una mucca incontrata nel passato, gli occhi o i nasi dai camion in autostrada, l’odore di sangue, gli animali fatti a pezzi e impacchettati spietatamente in ordine su un ripiano refrigerato.
Così ognuno ha un suo percorso, una riflessione, domande e silenzi.

C’è chi si emoziona, chi ha pudore.

Chi non dice niente e poi cambierà o chi fin da subito, (in un istante ciò si è compiuto) tornerà a casa diverso.
Noi non possiamo saperlo.
C’è chi diceva che a forza di gettare semi al vento avremmo un giorno visto fiorire perfino il cielo.
E’ un po’ quello che accade da noi.
Un pezzo alla volta.
Accogliere e salvare vite è fondamentale, ma il lavoro è di accoglienza e cura da solo sarebbe riduttivo.
Senza l’altro aspetto centrale, ovvero la comunicazione, l’educazione e l’apertura al pubblico.
Si perderebbe parte fondamentale dell’apporto dei santuari alla liberazione animale.
I santuari sono motore di cambiamento perché sono tra i pochi luoghi in cui si possono incontrare gli animali ancora interi, non ridotti in pezzi e senza che qualcuno ti spieghi a cosa servono, cosa producono e come vengono trasformati nei prodotti che la gente tanto distrattamente consuma.

Ogni ospite racconta la sua storia.

Non solo, anche cosa accade a tutti gli altri.
E nel farlo diventa ambasciatore della propria specie.
Racconta in silenzio come dovrebbe essere la sua vita e quasi mai è.
Ci fa vedere in lui tutte le migliaia sterminate che non ce l’hanno fatta e non possono neppure ribellarsi al sistema di dominio che li soggioga.
Così, nei santuari, si sviluppa un’economia al contrario.
Gli animali che nei secoli di sfruttamento hanno lavorato per l’uomo ora si riposano e l’uomo lavora per loro.

Ogni visita è diversa e cambia linguaggio, parole, approccio.

Porcikomodi newsA maggior ragione coi bimbi.
Si racconta la storia non di un animale qualunque ma di quell’animale lì, proprio quello che è davanti a noi e ci annusa la mano.
E insieme la storia di tutta la moltitudine senza nome o di cui nessuno conosce storia e identità.
Ancor più che con gli adulti, con i bimbi si lavora sull’empatia.
Che è il vero motore di cambiamento.
É quel qualcosa di magico che in un attimo, se fa capolino, cambia tutto.
Senza bisogno di mille parole, lo capisci, te lo senti cucito addosso, ti scambi con l’altro, così, semplicemente, in un oplà.
Non è necessario essere brutali.
A quello ci pensa già la realtà.
Ma non bisogna neppure raccontare bugie.
La verità.
Semplicemente.

La differenza è dentro ognuno di noi.

Come viviamo, leggiamo, reagiamo a quei fatti.
Che storia ascoltiamo, nascosta nelle più piccole cose.
Ogni momento possiamo scegliere se sia una storia di brutalità o di libertà e speranza e
commozione.