suzzaraFinalmente liberi i bovini di Suzzara.

Quelli di cui ci stavamo occupando.
Per i quali avevamo chiesto di sospendere l’abbattimento e la distruzione dei loro corpi.
Come prevederebbe la legge.
In quanto sprovvisti di marca e non identificabili.
Dopo circa quattro mesi di trattative, sforzi, negoziazioni e attesa.
Impaziente.
Mercoledì 30 settembre sei mucche e due torelli sono stati portati in salvo dalla stalla degli orrori.
Ora, dopo un lungo viaggio, sono arrivati nei rifugi.
Nelle loro nuove case.
Viola, Ikab-Felice e Blu sono giunti nella notte nel santuario Porcikomodi di Magnago.
Eva al Rifugio Miletta, dopo una suggestiva camminata al buio tra gli alberi poiché il camion, troppo grande, non riusciva a passare nell’ultimo tratto di strada, l’ultimo paio di chilometri.
Lilith ad Ippoasi, il suo giaciglio ai bordi del pollaio.
Io, Polz e Verdena ad Agripunk, nelle colline del Valdarno.Tutti magri, affamati e spaventati.

Hanno potuto vedere il giorno della loro liberazione solo grazie alla tenacia e alla dedizione di attiviste che tutti i giorni si sono recate a nutrirli o controllare che fossero nutriti dai loro carcerieri.
Per più di quaranta lunghissimi giorni.
Dopo che Tina e un’altra dell’originario gruppo, stremate dalla fame e dall’incuria, caddero a terra, senza potersi rialzare, e morirono di inedia.
Senza che potessimo fare nulla.

Per questo è stato vitale recarsi lì ogni giorno.
Fino a contarne più di quaranta.
In cui a questi animali è stato garantito il cibo.
Senza le attiviste, sarebbero morti di stenti, come tutte le altre mucche che le avevano precedute.

Sono potute arrivare nelle nuove case grazie al lavoro di Vitadacani – Porcikomodi che a dispetto delle norme, delle consuetudini, dei divieti, dei problemi, dei costi, ha deciso di non voltarsi dall’altra parte vedendo che era impresa difficile, ma è andata fino in fondo convincendo tutti a darci retta e portarle in salvo.

E grazie alla Rete dei Santuari di Animali Liberi che ha affiancato Vitadacani e  ha messo a disposizione i rifugi.
E grazie ai “rifugi amici della Rete” che hanno accolto gli animali rifugiati.

Se ora sono ospiti di santuari e non sono finite abbattute brutalmente è anche grazie alla generosità dei rifugi che per la prima volta, compatti, sono intervenuti per salvare questi individui.

Tutti sono adottabili a distanza.
Ciascun bovino costa al rifugio che lo ospita 150 euro al mese.
Aiutateci ad accoglierne altri.

Là sono rimaste Amy, Margheritina e Hope, cucciole, bambine, destinate al peggio se non riusciamo a prenderle.
Oltre a quattro altre mucche rinvenute, anch’esse, senza marche o segni di riconoscimento.
Animali di nessun valore, pertanto destinate all’abbattimento e distruzione, come prevede la norma.

Già siamo riuscite con le prime otto.
Conosciamo la strada.
Mai più in Italia sarà necessario uccidere tali animali.
Esiste un’alternativa.

Aiutaci a portare a compimento la più grande liberazione di mucche in Italia!