
Sperimentazione animale: piccoli passi avanti
Il 24 febbraio 2015, con 45 voti favorevoli e 20 contrari (quelli di PD e Patto Civico), il Consiglio Regionale Lombardo ha approvato una nuova normativa in materia di “protezione degli animali usati a fini sperimentali”, il cui testo è visionabile online.
Primo firmatario del provvedimento è Fabio Rizzi, presidente della Commissione Sanità, che definisce la legge “innovativa ed in grado di ridurre drasticamente il numero di animali, nonché bloccare le sperimentazioni superflue”.
Con questa legge la Regione si impegna ad implementare l’utilizzo di sperimentazioni alternative e a migliorare la preparazione dei ricercatori in tema di benessere animale.
Centro di riferimento per la valutazione e idoneità dei metodi alternativi, così come per il benessere degli animali da laboratorio, sarà il Centro Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia ed Emilia Romagna, che ha sede a Brescia.
La Regione, insieme all’Istituto, alle Università e a enti di ricerca, pubblici e privati, validerà i nuovi sistemi, promuoverà una rete regionale ad hoc, sostenendo anche corsi di formazione per il benessere degli animali nella sperimentazione.
Era in origine prevista l’istituzione di un Comitato Etico con funzioni di controllo sui nuovi protocolli, sugli allevamenti, sui fornitori e sugli utilizzatori di animali da laboratorio, norma scomparsa in sede di discussione in Commissione Sanità e Politiche Sociali.
Nonostante i proclami dei firmatari e di alcune testate giornalistiche, si tratta di una legge che non porterà assolutamente né alla fine della vivisezione in Lombardia né a cambiamenti radicali.
Una legge che non fermerà il massacro in atto di migliaia di animali, che non porterà alla chiusura delle centinaia di laboratori presenti sul territorio regionale, che non porrà immediatamente fine alla sofferenza di tutti coloro (cani, topi, ratti, pesci, primati, maiali, pecore, bovini..) rinchiusi nei tanti stabulari che costellano la Lombardia, ben celati dietro mura e cancelli insospettabili.
Una legge che potrà al massimo contribuire allo sviluppo di tecniche alternative alla vivisezione (pur contando su finanziamenti alquanto esigui), ma che rappresenta pur sempre un segnale.
Il segnale di come la percezione degli animali come esseri senzienti sia sempre più radicata, sempre più sentita la preoccupazione per il loro benessere.
Tanto da spingere anche il mondo politico a prenderne atto, ed intraprendere piccoli, timidi passi in avanti, con grande preoccupazione di buona parte della comunità scientifica, palesatasi in Consiglio negli interventi di Luca Garuffi del PD (per il quale gli animali nei laboratori vengono trattati benissimo ed i ricercatori italiani sono già impegnati nello sviluppo ed utilizzo di tecniche alternative (deve essere per questo che sono aumentati gli stabulari ed il numero di esperimenti in deroga), e di Umberto Ambrosoli di Patto Civico, strenuo difensore della ricerca con animali (il suo intervento è visionabile, come gli altri, qui).
Non troviamo quindi ci sia nulla da festeggiare. Ma molto da continuare: continuare ad informare, a lottare, a denunciare. Affinché sempre più ampia sia la consapevolezza, sempre più sentita l’empatia, sempre più deciso il grido di ribellione contro lo sfruttamento del più debole.
Fin quando, un domani non troppo lontano, non si arriverà davvero a considerare laboratori e stabulari un triste ricordo del passato.