Regione Lombardia: Allarme per il nuovo regolamento!

Regione Lombardia: Allarme per il nuovo regolamento!

22 febbraio 2017

Regione Lombardia – Gli Amici del randagio, Animare Onlus e Vitadacani denunciano gravi mancanze nel nuovo regolamento randagismo. La Regione Lombardia cancella 10 anni di lavoro e risultati concreti nella prevenzione del randagismo!

A giorni la Giunta Regionale potrebbe approvare un nuovo Regolamento attuativo della legge sulla tutela degli animali di affezione.

“Questo testo ci riporta indietro di almeno 10 anni rispetto le politiche efficaci di contrasto al randagismo ed al lavoro da noi svolto. Non ci capacitiamo. Stralciati alcuni principi cardine che hanno reso la Lombardia una delle Regioni modello in Italia ed all’avanguardia nel contrasto al randagismo”

Il testo predisposto, se da un lato prevede maggiori attenzioni per i gatti e inserisce finalmente il divieto di detenzione a catena, dall’altro presenta gravi ed inspiegabili mancanze laddove abolisce le distanze massime oggi previste tra Comune e canile convenzionato. L’abolizione di queste distanze non potrà che avere effetti nefasti per tutti. I cani trovati vaganti potranno essere trasferiti in canili distanti centinaia di chilometri dal comune appaltante, addirittura fuori Regione.

Si tratta di refusi o di precisa volontà politica?
Le associazioni Animare Onlus, Amici del Randagio, Vita da Cani Onlus, chiedono pubblicamente alla Giunta Regionale di reinserire immediatamente il limite oggi previsto di 30 Km tra Comune e canile convenzionato e scrivono: “la Lombardia si è distinta in questi anni per la capillarità di canili ben tenuti, integrati col proprio territorio e gestiti nel rispetto del benessere animale. Tante piccole e medie strutture che operano sotto il controllo diretto degli Enti locali, in stretto rapporto con la cittadinanza, col mondo del volontariato e collaborando con veterinari liberi professionisti e Asl. Il contatto col territorio è stata la carta vincente per raggiungere importanti traguardi nel contrasto agli abbandoni e per incentivare le adozioni. Perché cambiare rotta?”

Anche numerosi addetti del settore condividono la richiesta, sia veterinari liberi professionisti, che veterinari Asl, nonché ovviamente i rappresentanti dei Comuni. Abolire le distanze previste significa favorire la nascita di mega strutture, sradicate dal territorio, difficili da controllare, più vicine al concetto di “luoghi ove dimenticarsi del problema” piuttosto che luoghi di transito temporaneo per animali in vista di un’adozione, con un enorme aggravio della spesa pubblica e il rischio, concreto, di perdere il rapporto con la cittadinanza.

I cittadini Lombardi, se smarriscono il proprio animale, potrebbero doversi recare lontanissimo, persino in Regioni molto distanti. I Comuni perderebbero ogni capacità di vigilanza e partecipazione nella gestione del servizio. Le famiglie che vogliono adottare un cane perderebbero i riferimenti attuali e si vedrebbero costrette a rinunciare, oppure percorrere centinaia di chilometri, senza contare che mancherebbe l’apporto essenziale di tanti volontari che ogni giorno accudiscono gli animali nelle numerose strutture.

Un vero paradosso che non trova alcuna ragione.

Contenere il randagismo è un’attività di interesse collettivo, con effetti benefici in termini di risparmio di denaro pubblico e promozione di una coscienza civica.

Molte associazioni hanno già scritto alla Regione Lombardia chiedendo che la Giunta reintroduca le distanze di 30 km nel nuovo Regolamento e mantenga una legislazione avanzata nell’interesse della collettività, del benessere animale, con addetti del settore qualificati. Chiedono anche maggiore considerazione del ruolo degli operativi e della Consulta sul Randagismo, interlocutori da ascoltare in questa fase delicata di revisione della normativa, ma anche dello stesso Consiglio Regionale che, nella seduta del 21 giugno 2016, aveva chiesto di fare delle integrazioni al regolamento vigente, non certo tagli e censure incomprensibili.