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Processo Green Hill: udienza 26 novembre

Domani, mercoledì 26 novembre, si terrà la quarta udienza del processo contro i dirigenti di Green Hill.
In queste settimane abbiamo visto sfilare testimoni dell’accusa e della difesa.
Tecnici e investigatori che hanno partecipato all’ispezione immediatamente successiva al sequestro, il 18 luglio 2012, e che hanno visionato i cani, analizzato il loro comportamenti, studiato le procedure interne, i dati sui
decessi.
I responsabili ASL.
I dipendenti di Green Hill.
L’orrore, da noi denunciato, inascoltati, per anni, è entrato nell’aula e in noi che assistevamo, insieme alle loro parole.
Cani operati senza preanestesia, in una struttura priva dei requisiti necessari per essere utilizzata.
Il frastuono continuo dei latrati di disperazione (e no, non era “per la gioia di vedere qualcuno” come affermato dall’avvocato della difesa).
Cani di poche settimane sottoposti a processi di “socializzazione” che li “abituavano” a intubazioni e apparecchi di contenzione.
Il caldo soffocante d’estate ed il gelo d’inverno.
Le gabbie sovraffollate.
La segatura imbevuta d’urina e feci.
I cuccioli morti per averla inalata, quella segatura.
La paura dei cani, il loro ritirarsi sul fondo dei box all’ingresso di presenze umane, farsi la pipì addosso, congelarsi nel freezing, lo sguardo altrove.
Come a voler scomparire, fuggire via da quel luogo senza vie di fuga.
La disperazione nei loro gesti.
I denti macchiati di metallo per il continuo mordere le sbarre, le unghie consumate dal grattare ossessivo il pavimento e le pareti.
Per uscire.
Via da quel posto che sapeva di piscio, paura e rassegnazione.
I cani uccisi.
Per diabete o rogna.
Perché curarli non valeva la pena.
Perché la loro vita non valeva abbastanza.
Abbiamo sentito dire dall’avvocato della difesa che i cani di GH non erano cani da affezione. Ma cani destinati ai laboratori, quindi soggetti solo alla 116, e non alla legge regionale. Cani che (parole sue) “non erano
destinati a vivere la loro vita con l’uomo”.
Abbiamo ascoltato il direttore sanitario della ASL di Brescia affermare che i suoi veterinari hanno competenza solo per quanto riguarda gli animali da reddito e non da affezione.
E per lui, anche se quelli lì erano cani da laboratorio, erano comunque cani (ma guarda), ovvero animali da affezione.
Quindi i suoi ispettori non avevano capacità di verificarne il benessere psicofisico.
Tutto quello che facevano era controllare le dimensioni dei box, la qualità e quantità del cibo, il rispetto delle normative derivate dalla 116.
Il resto proprio non erano in grado di vederlo, neanche volendo.
Peccato che non lo volessero vedere.
Perché le ispezioni non avvenivano o, se avvenivano, erano preannunciate, in modo che si avesse tempo di sistemare i problemi, salvare le apparenze, zittire chi continuava a denunciare, come Vitadacani (leggi qui:
http://goo.gl/mxU3fN), le tante irregolarità.
Domani sarà l’udienza conclusiva.
Noi saremo presenti, insieme al Comitato Montichiari contro Green Hill.
A chiedere giustizia, se mai sarà possibile rendere giustizia a chi ha subito tanto orrore. A chi è morto là dentro.
Vi invitiamo a partecipare al presidio indetto dal Comitato (qui maggiori informazioni: http://goo.gl/fQ1uZI)
e ad assistere al dibattito in aula.
Per la liberazione animale!
Vitadacani Onlus / Coordinamento Fermare Green Hill