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Condannata la responsabile della Fattoria delle Coccole.

Vi ricordate?
La triste e drammatica vicenda degli animali posti sotto sequestro per il reato di maltrattamento in un noto rifugio del comasco?
Decine le denunce e le testimonianze rese dai volontari sconvolti e sconcertati da una gestione a dir poco discutibile. (vedi sotto gli articoli)
Ieri è stata pronunciata nel Tribunale monocratico di Como la sentenza di condanna di primo grado.
Tra 60 giorni potremo leggere le motivazioni del Giudice alla base di tale decisione.
Conosceremo i dettagli.
Anche se noi, del processo, sappiamo tutto.
Perché Vitadacani, con l’avvocato Mariacristina Giussani, compagna di mille battaglie, si è costituita parte civile.
Eravamo in tribunale a tutte le udienze.
Abbiamo seguito gli accadimenti.
Le difese e le accuse.
Lo abbiamo fatto per tre motivi
Ma la storia che ha condotto alla sentenza di ieri è un’altra.
Parla di ciò che un rifugio o santuario non dovrebbe essere.
Mai.
Per gli animali.
E per responsabilità nei confronti di tutti noi che operiamo seriamente e rischiamo di venir travolti da infamie e sospetti.
Perché poi si insinua che se loro erano cosi, magari anche altri..
Per questo ci siamo costituiti.
Non potevamo fare altrimenti.
Per rivendicare il ruolo politico dei santuari e rifugi.
La nostra serietà e trasparenza .
Alla condanna speriamo consegua la confisca degli animali.
Così, ad ognuno di loro, i nostri amabili Nazgul, racconteremo che, mentre si rotolavano mollemente nel fango a Porcikomodi, in aula un briciolo di giustizia è stata fatta.
L’altro responsabile non ha affrontato il processo.
È irreperibile.